mercoledì 24 giugno 2015

Sui banchi del regime. La scuola in Garfagnana all'epoca del fascismo

Le attività scolastiche sono ricominciate per la "gioia" infinita di tutti i bambini. Oramai per loro (e anche per noi adulti) le solatie giornate estive cominciano ad essere un ricordo piacevole, l'autunno è alle porte e come è consuetudine la scuola e nuovamente cominciata. La scuola già... per tutti (o quasi)dai nostri genitori, nonni e bisnonni gli anni dell'istruzione hanno voluto dire sacrificio, dedizione e in alcuni (forse molti) casi noia e uggia. Ma però la scuola italiana non è sempre stata uguale nel corso degli anni e si vuole le differenze con i decenni che trascorrevano sono diventate abissali. Infatti, se mi è permesso vorrei consigliare la lettura di questo articolo a qualche bimbo della scuola di oggi, che magari si lamenta di una maestra un po' troppo severa, a mio avviso la lettura di questo modesto pezzo può servire a far comprendere anche a loro l'evoluzione e le differenze fra la scuola di oggi e quella di oltre ottanta anni fa. Questa, comunque sia, è la scuola in Garfagnana nel 1940 in piena era fascista.
Partiamo con il fare due conti spicci e incominciamo con il dire che nei primi anni 20 del '900 l'Italia aveva circa 37 milioni di abitanti e in questo quadro la Garfagnana si presentava come una zona prevalentemente agricola e con un altissimo numero di analfabeti. Dai documenti ancora esistenti nell'Archivio Storico Centrale di Roma risulta che nel 1921 il 25% dei giovani garfagnini fra i 21 e 29 anni non sapeva leggere. Peggio ancora andava per le signorine garfagnine, nella solita fascia d'età la percentuale saliva al 31%,una percentuale a dir poco impressionante, se poi salivamo ancora d'età i numeri aumentavano in maniera vertiginosa. Il fascismo sali al potere nel 1922 e immediatamente l'anno dopo fu attuata la riforma della scuola, la famosa riforma Gentile, definita dallo stesso Mussolini "la più fascista delle riforme" e infatti lo stesso duce in un discorso del 5 settembre 1935,XIII° anno del era fascista puntualizzava:
"Ora poichè nella scuola passano tutti gli italiani è necessario che essa in tutti i suoi gradi sia intonata a quelle che sono oggi le esigenze spirituali, militari ed economiche del paese" 
e così fu, la scuola diventò uno dei luoghi privilegiati dove plasmare il fascista del futuro sotto il motto "Libro e moschetto fascista perfetto". Bambini e bambine garfagnine vennero inquadrati fin dalle elementari in organizzazioni di tipo paramilitare, per
questo nel 1926 venne istituita per i ragazzi l'Opera nazionale Balilla che aveva carattere parascolastico e come detto paramilitare: con essa si intendeva "dare l'assistenza e l'educazione fisica e morale, ai giovani dagli 8 ai 18 anni. Impartire l'educazione religiosa, spirituale e culturale, lo sport, l'educazione militare e professionale. "L'O.N.B" (l'opera nazionale Balilla) fu divisa per età e sesso. I ragazzi furono ripartiti ne i Figli della Lupa (6-8 anni),Balilla (9-10 anni),Balilla moschettiere (11-13 anni) e
Balilla
Avanguardisti (14-18 anni). Le ragazze furono ripartite nelle Figlie della Lupa (6-8 anni),Piccole italiane (9-13 anni) e Giovani italiane (14-17 anni).Natalina di Castelnuovo ricorda:

-La mattina a scuola la prima cosa che si faceva era la preghiera e dopidichè immediatamente si urlava tutti insieme salutando romanamente - W il Duce !!!-.
Ascoltando i ricordi della gentile signora Natalina chiudendo gli occhi sembra di vivere quei momenti:
-Nell'ingresso della scuola c'era una campana appesa alla parete che suonava sia l'entrata che l'uscita. L'entrata suonava due volte poi il portone veniva chiuso e chi arrivava in ritardo doveva tornare a casa senza e senza ma.-
Ogni scuola piccola o grande che fosse doveva obbedire alle direttive che venivano da Roma per quanto riguarda perfino l'arredo stesso, la dotazione infatti prevedeva: il crocifisso, i
ritratti del re e del duce, la bandiera e il bollettino della vittoria della prima guerra mondiale, poi i cartelloni per l'insegnamento, gessetti, lavagne in ardesia e carte geografiche che dovevano servire soprattutto per appuntare con gli spilli l'avanzata dell'esercito italiano in Africa e non poteva mancare nelle scuole più grandi come quelle di Gallicano, Castelnuovo e Barga l'altoparlante collegato alla radio attraverso il quale era possibile ascoltare i discorsi del duce e sempre a proposito di arredamento e dotazioni varie, sempre Natalina ci spiega come andava a scuola
- A scuola mi accompagnava la mamma, a quel tempo non c'erano i pulmini, mi facevo a piedi cinque chilometri ad andare e cinque a tornare. Il banchino era a due posti, il piano era inclinato e sotto c'era l'appoggia piedi, sul piano c'erano due fori dove si metteva il calamaio che conteneva l'inchiostro. Com'era il mio astuccio !? Il mio astuccio era una scatolina di legno con un coperchio che scorreva dentro delle guide e ci tenevo la penna che era un'asticciola di legno dove inserivo i pennini, un lapis e una gomma e siccome la gomma cancellava male e lasciava segni sul quaderno prendevamo allora della mollica di pane ci facevamo una pallina e con quella potevamo cancellare meglio il lapis.-
Non si usavano zainetti, ma borse di tela o di pelle, a seconda delle possibilità delle famiglie, oppure si tenevano legati i libri con un elastico. Per la gioia di tutti i bambini e nonostante che si
Libro di testo II
ELEMENTARE
pensi il contrario i giorni di festa durante l'anno scolastico erano molti di più che di adesso, infatti oltre a quelli che conosciamo oggi, esistevano tutta un'altra serie di feste legate indissolubilmente alla Patria: il 28 ottobre (anniversario della Marcia su Roma), il 4 novembre(anniversario della vittoria della I guerra mondiale), l'11 novembre (il compleanno del re Vittorio Emanuele III),l'8 gennaio (compleanno della Regina Elena), 23 marzo (fondazione dei fasci di combattimento),21 aprile (compleanno di Roma e festa del lavoro),7 maggio (festa dell'Impero),24 maggio (entrata in guerra dell'Italia).Altri giorni di vacanza previsti erano: San Giuseppe (19 marzo), l’Ascensione, il Corpus Domini, San Pietro e Paolo, insomma era una pacchia per chi se la poteva permettere, perchè festa a scuola non voleva quasi mai dire festa a casa. Carolina di Gallicano ricorda che:

- Appena finita la scuola la prima cosa che dovevo fare era mangiare  e poi subito di corsa dal babbo, dovevo aiutare nei campi, "governare" le bestie e guardare i miei fratelli più piccoli e...anche quelli più grandi, quando mi rimaneva tempo e se mi rimaneva facevo i compiti, gli unici giorni di festa piena erano tutte le feste religiose, per le altre se non si andava a scuola si lavorava a casa...Preferivo andare a scuola-
Croce e delizia erano (e sono) le pagelle: italiano, matematica, storia, ma nel 1940 oltre alle classiche materie dovevamo aggiungerci: disegno e bella scrittura, ortografia cultura fascista, lavori donneschi (per le femmine) e manuali (per i maschi), igiene e cura della persona. Come abbiamo visto era tutto incentrato sul duce e il fascismo, perfino la declinazione dei verbi era incentrata su questo culto della persona, da dei libri di testo si legge:"io amo Benito Mussolini, tu ami Benito Mussolini, egli ama Benito Mussolini, noi amiamo Benito Mussolini , voi amate Benito Mussolini..." e così via. E i problemi matematici???? Leggete un po'questi, tratti da dei quaderni di una III elementare di Gallicano nel 1940: 
1) Diciotto Balilla partecipano ad una gita scolastica: se tutti pagassero, la quota di ciascuno sarebbe di lire 17,50. Siccome pagano soltanto 15 Balilla, quanto paga ciascuno di essi?
2) La corazzata «Vittorio Veneto» è armata con 9 grossi cannoni, con 12 di medio calibro, 12 di piccolo calibro e 20 mitragliere. Quante armi sono pronte sulla possente nave? 
Infine voglio chiudere con una bellissima testimonianza della signora Lidia che al tempo frequentò le elementari anche lei a Gallicano. Una testimonianza struggente che non lascia spazio alla parole, ma a una profonda riflessione:
-Ho frequentato la scuola dal 1933 al 1937-38. A causa di una malattia, non ho potuto finire la quinta. Non ricordo con piacere il periodo scolastico perché le maestre picchiavano. Mi ricordo che partivo da casa con un grembiule nero (o con la divisa quando c’era ginnastica, come dettavano le leggi fasciste) e percorrevo i due chilometri che separavano la mia casa dalla scuola a piedi.
A scuola mi aspettavano le maestre e poche materie: italiano, storia, geografia, scienze e matematica, ma per me erano anche troppe. Mi ricordo che i compiti erano molti, ma non li facevo perché andavo a lavorare nei campi. I miei genitori criticavano la scuola, perché non lasciava lavorare i figli in campagna e quindi
Una scolaresca femminile negli anni 40
la terza da destra è la mia mamma
dovevano lavorare di più loro. Io considero la scuola di oggi migliore della mia perché si impara di più e le maestre non picchiano. Il momento più bello della giornata era l’intervallo.
Io, della mia vita scolastica ricordo un episodio molto spiacevole che mi ha fatto vergognare di fronte ai compagni. Il primo giorno mi recai a scuola con una cartella di tela che mia mamma aveva ricavato, visto che non c’erano soldi, dal fondo di un sacco per il frumento. Arrivata a scuola, l’appoggiai sulla sedia, ma appena la maestra la vide, la prese, la svuotò e la buttò dalla finestra, rimproverandomi e dicendomi che non si poteva venire a scuola con una cartella simile.-
Così era sui banchi del regime...

2 commenti:

  1. Paolo hoseguito con interesse quanto hai scitto sulla scuola ai tempi del regime fascista mi hai portato alla mente i periodi ni quali ero anche io Figlio della Lupa e Balilla.
    Continua a tenere vivi ricordi di tanti anni or sono''
    Grazie e un abbraccio, Carlo

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  2. Mio babbo no lo volevano a scuola perché mio nonno non aveva la tessera fascista….

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