mercoledì 22 giugno 2016

Storie di guerra in Garfagnana. La Divisione Alpina Monterosa.

E' facile parlare e scrivere dei vincitori. I vincitori dall'alto
Alpini della Monterosa
del loro piedistallo hanno la possibilità di raccontarci anche di come hanno vinto, ma certe volte il vincitore si fa prendere la mano e spesso racconta la vittoria come meglio gli piace. Questo "fenomeno" accade spesso in storia e il detto "la storia la scrivono i vincitori" conferma la veridicità del concetto. Al contrario (sempre in storia) non è invece per niente facile scrivere dei vinti, si può passare per revisionisti, nostalgici e sospettati di faziosità estreme. Non dovrebbe essere così se colui che scrive, scrive con l'intento di raccontare i fatti per il semplice interesse della conoscenza. Per questo motivo che scrivere di "Divisione Monterosa" non è sempre così semplice. Molti conosceranno questa divisione di alpini, ma altri no e allora addentriamoci nei meandri della sua storia. La Divisione Alpina Monterosa fu una delle grandi unità allestite dalla Repubblica Sociale Italiana che si formò dopo l'armistizio sotto la guida di Benito Mussolini, operò anche in Garfagnana durante il secondo conflitto mondiale e nella nostra valle insieme alla Divisione americana Buffalo, ai reparti brasiliani della F.E.B, all'esercito tedesco e alle forze partigiane fu tra i protagonisti di battaglie e scontri violenti. Erano considerati i cattivi, i nemici, facenti parte di un regime che aveva portato guerra, distruzione e morte nelle case dei garfagnini. Arrivarono in Garfagnana nell'autunno del 1944 provenienti dalla riviera di levante ligure, operavano nella zona compresa tra Genova e La Spezia, dove avevano avuto il compito di impedire sbarchi alleati.Cessata l'emergenza in Liguria una buona parte di essa fu trasferita verso sud, nella nostra Garfagnana dove gli fu assegnata una nuova
il motto della
Monterosa
missione: sbarrare la strada verso la Pianura Padana ai reparti brasiliani e alla forze della V armata americana e pensare che quando arrivò nelle nostre zone era stata costituita da pochi mesi, esattamente il 1° gennaio 1944, formata per il 19% da ufficiali, sotto ufficiali e truppa che già facevano parte dell'esercito regio. Alla fine il numero di alpini arruolati fra i volontari e la chiamata alle armi(di quelli che risposero...) dalle forze di leva del 1924 e 1925 salirà a ben 20.000 unità. L'obiettivo iniziale della Monterosa unitamente alle altre grandi unità (Divisione Bersaglieri Italia, Divisione Granatieri Littorio, Divisione di Fanteria di marina San Marco con la Brigata di riserva) era (cito testualemte)"riprendere il combattimento al fianco dell'alleato germanico ed opporsi all'invasione della penisola da parte degli Angloamericani", per fare questo l'intera divisione venne spedita in Germania dove nei campi di Hetiberg, Feldstetten e Munsingen venne addestrata per sei lunghi e duri mesi all'intensissima esercitazione tedesca da istruttori nazisti. Al termine dei sei mesi la divisione si schierò a Munsingen dove il 16 luglio 1944 fu passata in rassegna da Benito Mussolini, che tenne poi un discorso che entusiasmò i reparti, cui segui la consegna delle bandiere da combattimento. Dalla consegna di quelle bandiere cominciò per questi poveri soldati una parentesi di morte che li porterà nel teatro di guerra garfagnino, dove furono

impegnati nell'ormai famosa "Battaglia di Natale" (per il resoconto della battaglia leggi:http://paolomarzi.blogspot.it/il-piu-tragico-natale-che-la-garfagnana.html, l'unica operazione di guerra lungo la penisola italiana nella quale le forze congiunte della R.S.I e tedesche riuscirono a far arretrare gli alleati. Ma nel corso della guerra furono comunque molti gli episodi che videro coinvolti questi uomini, uno di questi vide protagonista il Sotto tenente Paolo Carlo Broggi, nato nel 1923 a Lanciano arruolato volontario nell'esercito
Mussolini passa in rassegna la Monterosa
a Munsingen(Germania9
a soli 17 anni, croce di guerra al valor militare nelle campagne di Grecia ed Albania. Dopo l'otto settembre senza esitare decise di arruolarsi nelle forze armate repubblichine. Giunse così in Garfagnana quando il 30 ottobre 1944 durante un'attività di pattuglia, 
alla ricerca di un gruppo di partigiani colpevoli di aver depredato un camion di viveri della divisione,stava risalendo con i suoi uomini dall'Isola Santa verso Careggine, quando ci fu un tremendo scontro a fuoco con i partigiani della Lunense, nell'occasione morì un caporale della Monterosa mentre Paolo Carlo Broggi fu ferito e catturato. Dopo un frettoloso processo gli fu chiesto di rinnegare il giuramento di fedeltà fatto alla Repubblica Sociale (in cambio avrebbe avuto salva la vita),lui non accettò e il 7 novembre presso la foce di Careggine fu fucilato dal plotone d'esecuzione, fu sentito gridare: "L'italia può fare a meno di me, non del mio onore". Il fuoco gli stroncò la vita a soli ventuno anni. Il corpo venne gettato in una fossa comune, dove nel gennaio 1945 fu recuperato. Oggi alla Foce di Careggine, sul luogo del suo sacrificio è stata eretta dopo la guerra una croce in pietra in sua memoria, sulla quale sono scolpiti una piccozza ed un cappello alpino. Non ci si può nemmeno dimenticare di Umberto Lanzetta vent'anni, quando viene mandato sulla Linea Gotica, fronte Garfagnana, ad opporre l'ultima resistenza alle forze americane.
Paolo Carlo Broggi
Umberto (originario di Verbania) venne assegnato al plotone ciclisti della compagnia comando reggimentale con il compito di riferire degli spostamenti del nemico dal suo punto di osservazione, ciò voleva dire esporsi al fuoco nemico e fu così infatti che il 28 novembre 1944 mentre si trovava in linea a quota 832, la postazione degli alpini fu investita dal fuoco dei mortai americani. Umberto nonostante le esortazioni dei compagni di mettersi al riparo uscì dalla propria postazione per intercettare la posizione del fuoco nemico, in quest'attimo una granata esplose vicino a lui ferendolo gravemente. Ricoverato, subì l'amputazione del braccio ma la cancrena procedeva comunque inesorabile. Poco prima di morire aveva ricevuto una lettera dalla mamma a cui lui aveva risposto:"...Non importa se i nostri sacrifici non saranno riconosciuti e saranno dimenticati o derisi. Quale premio più grande della nostra coscienza di aver agito in una causa in cui credevamo...". Umberto non si riprese e morì il 13 gennaio 1945. Alla sua memoria gli è stata conferita la medaglia di bronzo al valor militare.

La chiesa di san Rocco a Palleroso
In ricordo dei caduti della Divisione Monterosa (forse pochi lo sapranno), in Garfagnana esiste un Sacrario nella piccola frazione di Palleroso (comune di Castelnuovo Garfagnana). Il paesino fra l'agosto e settembre 1944 e il marzo aprile 1945 fu sede della Divisione alpina. All'ingresso del centro abitato sorge infatti la Chiesa di San Rocco e fu proprio nei pressi della chiesa che prese postazione il comando del Battaglione Brescia del 2° Reggimento Alpini. La guerra non risparmiò gli abitanti di Palleroso e i bombardamenti ripetuti misero in ginocchio questa piccola comunità e solo il 18 aprile 1945 lo strazio ebbe fine, quando in paese giunsero le avanguardie delle forze alleate. Da quel momento l'unico pensiero degli abitanti fu quello di ricostruire e di dare degna sepoltura ai tanti morti. Passarono gli anni e nel 1970 grazie all'interesse di Don Adelmo Tardelli e
L'interno della chiesa
chiesa con le lapidi
dell'Associazioni Alpini Monterosa fu deciso di ospitare all'interno della chiesa di San Rocco il Sacrario alla memoria degli Alpini caduti. Delle grandi lapidi di marmo raccolgono i nomi di oltre 770 soldati in rigoroso ordine alfabetico.

Alla fine della guerra la Divisione contò 1100 caduti, 142 decorazioni assegnate, tra le quali una medaglia d'oro al valor militare, 89 encomi e numerose croci di guerra. Venne sciolta il 28 aprile 1945 dal maresciallo Rodolfo Graziani che emanò l'ordine di cessare le ostilità. 
Dal dopo guerra in poi la Monterosa non fu riconosciuta ufficialmente nei raduni degli ex alpini, pertanto coloro che avevano combattuto in questa formazione secondo l'A.N.A (Associazione Nazionale Alpini)non potevano fregiarsi del titolo di alpini, ma il 27 maggio 2001 l'associazione decise di annullare questa norma dichiarando di fatto: "di riconoscere che tutti i giovani che hanno prestato servizio militare in un reparto alpino, in qualsiasi momento della storia d'Italia e quindi anche dal 1943 al 1945, poichè hanno adempiuto il comune dovere verso la Patria, siano considerati Alpini d'Italia".
Sono passati molti decenni da quei tragici anni e per fare un'analisi completa dei fatti non basterebbero sicuramente queste poche righe. Possiamo dire che per questi ragazzi fu la scelta di un ideale. Quei giorni dopo l'armistizio furono fatte riflessioni e scelte difficili che ormai a distanza di settant'anni è impossibile giudicare. Distinguendo il bene dal male furono momenti problematici per tutti, per i graduati come per i semplici soldati di truppa, fagocitati dalla storia e da scelte politiche più grandi di loro.

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